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CNF, OCF e UNCC sulla riforma del processo civile

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CNF, OCF e UNCC sulla riforma del processo civile

La nota congiunta sulla riforma del processo civile diffusa il 2 luglio da CNF, OCF e UNCC avverte della possibilità che alcuni emendamenti proposti dal Governo «nonostante gli intenti dichiarati, finiranno col rallentarlo».

La nota si riferisce «alla introduzione di preclusioni e decadenze, che le Sezioni Unite nel 2015, con la sentenza 12310, hanno affermato essere causa di ritardo del complessivo andamento della giustizia civile […] Le Sezioni Unite, coloro che studiano il processo, e coloro che in esso ogni giorno difendono i cittadini e i loro diritti, ritengono che inasprire sin dagli atti introduttivi preclusioni e decadenze renderebbe la giustizia meno equa e celere finendo con impantanarla in discussioni interminabili su cosa è consentito e cosa non lo è.

Noi vogliamo una giustizia che sia giusta ed anche veloce: per ottenerla occorre che il confronto processuale si concentri su chi ha ragione e chi ha torto, non sulle regole di procedura o sulla correttezza formale degli atti. Il processo deve essere un mezzo, non un fine».

Ancora si legge nella nota che «la certezza del diritto e l’effettività della giurisdizione civile, non si possono dissolvere in ragione di una paventata ma inefficace accelerazione dei tempi processuali. Certo, dobbiamo superare una pandemia e la crisi che ha determinato e siamo consapevoli che occorra accettare un compromesso tra il dovere dello Stato di garantire la giustizia dei processi, e la richiesta dell’Europa di far loro produrre ricchezza. Diremmo, tra quel che la coscienza esige, e quel che il mondo della finanza impone. Ma quell’emendamento è controproducente sotto entrambi gli aspetti. Non si tratta di rivedere una valutazione politica ma di porre rimedio a una scelta sbagliata da quello tecnico».

La nota si conclude dunque con un appello ai Senatori che dovranno esaminare gli emendamenti in parola.

Qui la nota di CNF, OCF e UNCC