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Chiarimenti del Garante Privacy sul parere in merito all’uso dei dati ricavati dalle fatture elettroniche

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Chiarimenti del Garante Privacy sul parere in merito all’uso dei dati ricavati dalle fatture elettroniche

Facendo seguito al parere del 9 luglio scorso e al conseguente dibattito, il Garante ha voluto precisare che tale provvedimento «non riguarda l’istituto della fattura elettronica – su cui l’Autorità si è, a suo tempo, e più di una volta espressa favorevolmente – ma le innovazioni con le quali il legislatore – e, conseguentemente, l’Agenzia delle entrate – ha esteso l’utilizzo, a fini di controllo, di ulteriori dati ricavati dalle fatture elettroniche, non fiscalmente rilevanti». Tale documento dispone infatti «l’utilizzo, a fini fiscali, dei c.d. “dati fattura integrati”, comprensivi di dati di dettaglio inerenti anche l’oggetto della prestazione del bene o del servizio. Molti di questi dati – quali ad esempio quelli contenuti negli allegati delle fatture – non rilevano a fini fiscali e possono invece rivelare dati di natura sanitaria o la sottoposizione dell’interessato a procedimenti penali, come nel caso di fatture per prestazioni in ambito forense o ancora specifiche informazioni su merci o servizi acquistati».

Si realizzerebbe così un’estensione del novero dei dati trattati dall’amministrazione fiscale contrastante con il principio di proporzionalità con un potenziale ingolfamento delle «banche dati dell’Agenzia delle Entrate rendendole più vulnerabili, perché estese e interconnesse in misura tale da divenire assai più difficilmente presidiabili». In definitiva si «configura un sistema di controllo irragionevolmente pervasivo della vita privata di tutti i contribuenti, senza peraltro migliorare il doveroso contrasto dell’evasione fiscale. E’ questo l’elemento di maggiore criticità delle recenti innovazioni normative, su cui il Garante ha chiesto un supplemento di riflessione sin dall’esame parlamentare del decreto fiscale».

Qui il provvedimento del Garante Privacy del 9 luglio 2020, n. 133