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Discrezionalità, norme ‘imprecise’ e fine dell’epidemia (perché è difficile decidere come e quando riaprire l’Italia)

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Discrezionalità, norme ‘imprecise’ e fine dell’epidemia (perché è difficile decidere come e quando riaprire l’Italia)

1. La nozione di discrezionalità nel dibattito giuridico italiano va fatta risalire, probabilmente, a Federico Cammeo e alla sua teorizzazione delle “norme imprecise”.

Come sappiamo, Cammeo, riprendendo le teorie tedesche delle nozioni giuridiche indeterminate, differenziava l’attività amministrativa regolata da norme “precise”, che come tale implicano una attività esecutiva vincolata, dalla attività che si muove in “ambito lasciato libero dalla norma” o “regolata da norme imprecise”, che disciplinano fatti “complessi”, suscettibili di una valutazione opinabile e come tale impongono una valutazione comparativa (La competenza di legittimità della IV Sezione e l’apprezzamento dei fatti valutabili secondo criteri tecnici, in Giur. it., III, 1902 ss.).

Queste linee di pensiero appaiono di grande attualità rispetto alla valutazione di come e quando riaprire l’Italia dopo l’emergenza Coronavirus.

Nella decisione da prendere vanno combinati e ponderati tre diversi fattori, al momento tutti abbastanza incerti: i dati sanitari, la tenuta psico-sociologica del paese e la crisi economica.

La riapertura, infatti, non è solo una questione di tutela sanitaria e di curva epidemiologica. Va anche capito quanto può reggere in casa la psiche delle persone e quanto il blocco prolungato possa incidere sulla crisi economica che verrà. Se lasceremo tutto chiuso ancora per due mesi, probabilmente il rischio di contagio sarà completamente azzerato, ma molte piccole imprese e molti negozi non avranno più la forza di riaprire e ne verrà fuori una recessione gravissima. Lo stesso può accadere con la tenuta mentale delle persone, costrette per troppo tempo a una vita inusuale. Per un paio di settimane ti puoi anche divertire a stare sbarrato in casa: te ne stai tutto il giorno in tuta e ti metti a cantare al balcone alle 18.00. Ma poi, non resisti più in 60 metri quadri con coniuge, tre bambini, cane e suocera, perdendo tutte le tue abitudini. Soprattutto se rischi anche di perdere il posto di lavoro.

Ma allora come decidere quando riaprire l’Italia?

Ecco la difficoltà della valutazione comparativa degli interessi in gioco, trattandosi di norme “imprecise” rispetto a fatti e dati di partenza complessi e incerti.

2. Da cittadini, però, abbiamo il pieno diritto di sperare (e pretendere) una cosa: la motivazione chiara delle scelte prese.

I manuali ci insegnano che il buon esercizio della discrezionalità passa attraverso la motivazione del provvedimento. Per usare parole del Consiglio di Stato: «proprio per dimostrare che l’attività autoritativa sia stata legittimamente esercitata, è necessaria la motivazione del provvedimento, la quale non è altro che l’esplicitazione di come si è svolta l’attività istruttoria e del perché un interesse è stato, nella necessaria valutazione di comparazione ponderata, ritenuto prevalente sugli altri interessi (normalmente privati) che sono confluiti nel procedimento» (sent. n. 1971 del 2007).

Detto in parole semplici, da cittadini abbiamo bisogno di motivazione e di chiarezza. Cioè abbiamo bisogno che il Governo ci spieghi quali sono le valutazioni che portano ad una riapertura graduale o condizionata. Altrimenti ci sembreranno soltanto decisioni lontane e incomprensibili. Che non faranno che aumentare la disillusione sociale e la disaffezione verso lo Stato.

(Fonte: giustiziacivile.com)

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