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Il bilancio della società di capitali ben può essere rettificato dal Fisco

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Il bilancio della società di capitali ben può essere rettificato dal Fisco

L’Agenzia delle Entrate ben può rettificare il bilancio di una società di capitali, contestando i criteri usati dal contribuente. Lo ha ricordato la Cassazione, con l’ordinanza del 30 luglio 2018 n. 20122.

La vicenda. L’Agenzia delle Entrate, nel caso in esame, emanava un avviso di accertamento, chiedendo la restituzione di un rimborso IVA di 516mila euro, sul presupposto che la società dovesse qualificarsi come non operativa. Nell’avviso si rilevava che la società, pur avendo ad oggetto l’acquisto, la vendita, la permuta e la valorizzazione di beni immobili, aveva svolto esclusivamente attività di locazione di un unico immobile di cui era proprietaria. Secondo il Fisco, tale immobile doveva essere collocato tra le immobilizzazioni materiali.

La CTR, però, annullava l’accertamento asserendo che il bilancio di una società di capitali fa fede fino a querela di falso: pertanto, l’Ufficio non poteva modificare le registrazioni contabili e considerare immobilizzazione ciò che per l’azienda era un bene.

Rettifica del bilancio. Secondo la Suprema Corte, che l’Agenzia delle Entrate possa rettificare il bilancio, contestando i criteri utilizzati dal contribuente nella sua redazione per far emergere la sussistenza di un credito tributario evaso o l’insussistenza di quello chiesto a rimborso, è implicitamente previsto dalle norme antielusive. «Gli amministratori della società, cui spetta redigere il bilancio secondo le norme di cui agli artt. 2423-2426 c.c., non rivestono la qualità di pubblicità ufficiali e tanto basta ad escludere che il bilancio sia annoverabile fra gli atti che, ai sensi dell’art. 2700 c.c., fanno piena prova, fino a querela di falso, della corrispondenza al vero delle attestazioni che vi sono contenute». Al contrario, è invece possibile «a chiunque vi abbia interesse di impugnare la delibera di approvazione del bilancio, entro tre anni dalla sua iscrizione, per ottenerne l’annullamento, chiedendo al giudice di valutare se il documento sia stato o meno redatto in conformità dei principi inderogabili di verità e chiarezza previsti dalla legge, senza alcuna necessità di esperire contestualmente querela incidentale di falso». Ciò vale anche per l’azione di accertamento, nella quale non si controverte della delibera di approvazione ma solo della veridicità delle risultanze del bilancio.

(Fonte: fiscopiu.it)