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Il CNF boccia la riforma sull’accesso alla professione forense

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Il CNF boccia la riforma sull’accesso alla professione forense

In discussione ieri 3 dicembre 2020 in Commissione Giustizia alla Camera dei deputati, i due progetti di legge in materia di accesso alla professione forense avanzati da M5S e PD sono stati ritenuti dal Consiglio Nazionale Forense “inadeguati”, poiché «intervengono su un quadro normativo la cui funzionalità ed efficacia, per loro stessa natura valutabili sul medio e lungo periodo, ancora si trovano in una fase di avvio».

Con l’occasione, il CNF ha ritenuto fondamentale ribadire che «la disciplina dell’accesso alla professione non può ridursi soltanto alla disciplina delle modalità di svolgimento dell’esame, ma deve riguardare anche il più ampio contesto del percorso universitario e della formazione del praticante. L’esame è, e deve rimanere, il momento conclusivo di un percorso formativo che, lungi dal ridursi a mera pratica, ha come obiettivo quello di formare il futuro avvocato anche dal punto di vista dello sviluppo di conoscenze, oltre che di competenze e, soprattutto, anche dal punto di vista di una profonda sensibilità verso l’irrinunciabile rilievo costituzionale e sociale della professione forense».

A tal proposito, il CNF ha concluso che «una riforma necessaria e completa deve quindi saper disegnare, sin dal percorso universitario, un iter che sia di vero e reale indirizzo e di preparazione al successivo tirocinio da svolgere. Soltanto in tale prospettiva può essere inquadrata una diversa disciplina della formazione e dell’abilitazione dell’avvocato, sia per quel che riguarda la durata del relativo percorso, sia per quel che riguarda la definitiva consacrazione abilitativa all’esercizio della professione».

Il Consiglio ha fatto anche sapere che queste sono alcune tra le delle istanze che verranno portate all’attenzione del tavolo ministeriale.