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LAW FIRM - STUDIO LEGALE PAOLO SPATARO > Law-Firm News (Page 452)

Il nuovo d.m. n. 37/2018 sui compensi forensi e il preventivo dell’avvocato

Il nuovo d.m. n. 37/2018 sui compensi forensi e il preventivo dell'avvocato
Il decreto ministeriale 8 marzo 2018, n. 37 (in G.U. n. 96 del 26 aprile 2018) “Regolamento recante le modifiche al decreto 10 marzo 2014, n. 55, concernente la determinazione dei parametri per la liquidazione dei compensi per la professione forense, ai sensi dell’art. 13, comma 6 della legge 31 dicembre 2012, n. 247” è oggetto dell’approfondimento a firma dell’avv. Crotti.
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Idoneità della domanda introduttiva del giudizio ad interrompere il tempo necessario ad usucapire

In tema di usucapione, poiché, con il rinvio fatto dall'art. 1165 c.c. all'art. 2943 c.c., risultano tassativamente elencati gli atti interruttivi del possesso, non è consentito attribuire efficacia interruttiva ad atti diversi da quelli stabiliti dalla legge, con la conseguenza che non può riconoscersi tale efficacia se non ad atti che comportino, per il possessore, la perdita materiale del potere di fatto sulla cosa, ovvero ad atti giudiziali diretti ad ottenere ope iudicis la privazione del possesso nei confronti del possessore usucapiente.  
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Errato applicare all’assegno circolare la disciplina dell’assegno bancario

Con la sentenza n. 11387 del 30 aprile 2019, la Sesta Sezione Civile della Corte di Cassazione torna ad occuparsi della disciplina dell’assegno circolare. La Suprema Corte, in ordine al termine di prescrizione per la richiesta di rimborso della provvista di cui all’assegno circolare, distingue il diritto del beneficiario, sottoposto al termine triennale di cui all’art. 84, comma 2, r.d. n. 1736/1933, da quello del richiedente l’emissione dell’assegno circolare, sottoposto invece all’ordinario termine decennale ex art. 2946 c.c..
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Tardivo deposito del ricorso notificato alla parte intimata: inevitabile l’improcedibilità

L’art. 371-bis c.p.c. prevede, a pena di improcedibilità, che il ricorso notificato sia depositato in cancelleria entro il termine perentorio di 20 giorni dalla scadenza del termine assegnato nel caso in cui sia stata disposta l’integrazione del contraddittorio nei confronti di un litisconsorte necessario, ma anche laddove sia stato ordinato il rinnovo della notificazione nei riguardi di una parte intimata dal ricorrente con notifica affetta da nullità.  
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Il rilascio di eventuali autorizzazioni non preclude la divisione giudiziale dell’immobile in comunione

Qualora la realizzazione di quanto indicato nella sentenza di divisione giudiziale richieda il rilascio di autorizzazioni, concessioni o altri provvedimenti della Pubblica Amministrazione che si pongano come elementi strumentali al conseguimento del risultato predetto, il giudice dell’esecuzione ha il potere di richiederli, collocandosi tale richiesta nella fase esecutiva di attuazione del diritto sostanziale riconosciuto nella sentenza.
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I poteri discrezionali attribuiti al giudice debbono rispondere allo schema normativo legale che li autorizza

In base al combinato disposto dagli artt. 50, comma 1, e 307, comma 3, codice di rito – nel testo riformato dalla legge 18 giugno 2009 n. 69 – qualora la legge attribuisca al giudice il potere discrezionale di assegnare alle parti termini perentori per il compimento di attività processuali, salvo espressa deroga disposta dalle singole disposizioni di legge, l’esercizio del potere da parte del giudice deve conformarsi al rispetto del limite imposto dal termine minimo – un mese – e massimo – tre mesi – previsti dalla norma generale di cui all’art. 307, comma 3, codice di rito.
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L’equo indennizzo va escluso nel caso di giudizi di natura bagatellare che non superino la soglia minima di gravità

In base al principio de minimis non curat praetor recepito dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, non è indennizzabile la violazione che raggiunga una soglia minima di gravità. Intanto può presumersi come normale l’afflizione derivante dalla durata di un processo, in quanto il pregiudizio sofferto raggiunga nel caso concreto una soglia minima di gravità, al di sotto della quale il patema non è più oggettivabile e meritevole di tutela.
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